Recensione di Nuovo Olimpo: La prima collaborazione di Ferzan Özpetek con Netflix è una storia d’amore gay familiare che rimane in superficie

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Recensione di Nuovo Olimpo: Il film romantico italiano di Ferzan Özpetek è uscito su Netflix nel novembre 2023 dopo essere stato originariamente presentato in anteprima al Festival di Roma nell’ottobre 2023. Il film è interpretato da Damiano Gavino nel ruolo di Enea e Andrea Di Luigi nel ruolo di Pietro, accanto a Luisa Ranieri nel ruolo di Titti, Greta Scarano nel ruolo di Giulia, Aurora Giovinazzo nel ruolo di Alice, Alvise Rigo nel ruolo di Antonio e Giancarlo Commare.

L’uscita del film italiano segna la prima collaborazione del regista turco-italiano con Netflix. Il film è stato scritto da Ferzan Özpetek e Gianni Romoli, mentre Gian Filippo Corticelli ha curato la fotografia. Per il pubblico internazionale sono disponibili i sottotitoli in inglese e l’audio doppiato, oltre ad altre lingue, e il film è stato classificato “A” per alcune scene di nudo e intimità.

La recensione del film Nuovo Olimpo non contiene spoiler.

Recensione Nuovo Olimpo

Girato interamente a Roma, il film di Özpetek si presenta come una sorta di opera autobiografica, anche se la cosa non è stata apparentemente sottolineata dai titoli di testa del film. Il film ruota attorno a due uomini poco più che ventenni che, dopo essersi incontrati per caso, si innamorano profondamente l’uno dell’altro alla fine degli anni Settanta. Alla fine, separati l’uno dall’altro a causa delle proteste scoppiate a Roma, i due passano il resto della loro vita cercando di riempire il vuoto dell’altro e cogliendo ogni occasione per ritrovarsi.

Nouvo Olimpo permette di dipanare una storia d’amore gay tra Enea, appassionato di cinema e aspirante regista, e Pietro, timido studente di medicina che non è mai stato con un uomo. I due si guardano negli occhi sul set di un film. In seguito, i loro incontri proseguono in un teatro locale che proietta solo film classici d’autore ed è anche un luogo di incontro per uomini gay.

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Damiano Gavino nel ruolo di Enea e Andrea Di Luigi nel ruolo di Pietro.

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Tuttavia, il film non parla solo di questo. Attraverso l’obiettivo di Ferzan Özpetek, lo vediamo svolgersi come una lettera d’amore a Roma stessa, oltre che all’arte cinematografica e ai significati profondi e all’essenza delle relazioni umane e delle emozioni che esse trasmettono. In questi momenti artistici, il film presenta forse il suo miglior approccio artistico. Le location e il resto delle bellezze nostalgiche e vintage di Roma sono catturate in una splendida fotografia che, alla fine, diventa il punto di forza del film.

Tuttavia, quando alla fine si tratta della storia e dei suoi personaggi, il film si riduce a un evento poco brillante che si definisce solo come una storia d’amore gay e non come una storia memorabile che rimane nel complesso. Adottando un approccio familiare, che suggerisce un’intera pista di “loro due” e “loro due” che alla fine finiscono insieme, il film si rifà alla stessa vecchia storia.

Il film di Ferzan Özpetek salta in avanti nel futuro più di una volta per tracciare la vita dei due protagonisti nel corso degli anni. Tracciando archi di successo per entrambi, il film non ha interesse ad approfondire i loro caratteri trattandoli come persone comuni; piuttosto, la sceneggiatura li tratta solo come soggetti gay di una storia d’amore incrociata. Questa storia è già stata raccontata diverse volte in passato, ed è per questo che anche se Özpetek cattura l’essenza dell’intensa relazione della coppia, non ci spinge a tifare per loro attivamente.

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Luisa Ranieri come Titti.

Alcuni altri personaggi ci vengono presentati attraverso questi due e i diversi capitoli delle loro vite. Luisa Ranieri emerge dapprima come una presenza elegante, onnisciente, sempre acconciata e simpatica nella storia. Il suo declino finale in un individuo solitario non viene sviscerato completamente e apertamente, lasciandoci insoddisfatti con lei sullo sfondo come una persona lasciata indietro nel tempo. Anche l’Alice di Aurora Giovinazzo condivide con l’Enea di Damiano Gavino un rapporto intrigante, quasi da anime gemelle, ma le sue impressioni stratificate non vengono mai svelate.

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Poi arriva Greta Scarano nel ruolo di Giulia, forse uno dei personaggi più interessanti del lotto, che osa mettere in discussione il marito Pietro sull’amore e sul suo impegno verso di lei e la loro relazione. Ma solo lei può premere troppi tasti. Sebbene il film susciti un’impressione positiva sul fatto che i protagonisti ricordino ancora un amore del passato nonostante il tempo e le vite che passano dopo la loro separazione, il modo in cui viene vissuto alla fine si rivela una prova piatta e dimenticabile.

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Fermo immagine del film (Netflix).

Dall’inizio alla fine, il film di Netflix è così preoccupato dall’idea della storia d’amore dei suoi protagonisti che, anche dopo aver saltato più volte in avanti nel futuro, le altre relazioni della loro vita fanno appena la loro magia per contorcere e complicare la scena. La strada intrapresa dal film e il suo finale lasciano a malapena spazio alla curiosità; piuttosto si limita a dare in pasto il finale atteso, ma non è ancora abbastanza gustoso.

Nuovo Olimpo Netflix Film: Pensieri finali

C’è una battuta nel film pronunciata da Enea, quasi a riflettere il gergo creativo e la disposizione di Özpetek. Alla domanda di una conferenza stampa: “Perché i suoi film affrontano spesso il tema dell’omosessualità?”. Enea risponde: “In realtà non lo affronto spesso. Tutti gli altri non lo fanno mai”.

Sebbene meriti un applauso a ragion veduta, ora dobbiamo anche considerare il modo in cui i registi affrontano questo argomento e altri temi intrecciati, il che spinge ulteriormente a pensare che non basta più una semplice storia d’amore gay per fare scalpore. La storia e i suoi personaggi devono essere abbastanza avvincenti da commuovere. Anche se Özpetek ha portato altri film con al centro l’omosessualità, Nuovo Olimpo non raggiunge un risultato degno di nota.

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