Recensione: Fear Street Part Two 1978 è una corsa divertente per gli amanti dello Slasher

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Riprendendo da ‘Fear Street Part One: 1994’, la trilogia continua con il ritorno del regista Leigh Janiak che è passato dal rendere omaggio ai film slasher degli anni ’90 nel primo film a fare un sequel nello stile degli slasher da campeggio estivo degli anni ’80. Il tipo di classici del genere popolati da personaggi come ‘Venerdì 13’, ‘The Burning’, ‘Sleepaway Camp’ e, per certi versi, ‘Madman’ e ‘Moonstalker’.

In ‘Fear Street Part Two: 1978’, il sequel ti mette subito al passo con un breve riassunto in stile ‘previously on’ del primo film (se hai visto abbastanza televisione, sai cosa intendiamo). Nonostante il sottotitolo, non si immerge direttamente nella linea temporale del 1978, poiché il film si concentra prima sui due adolescenti sopravvissuti – i fratelli Deena (Kiana Madeira) e Josh (Benjamin Flores Jr.) – che riescono a rintracciare dove vive C. Berman (Gillian Jacobs). C. Berman, ovviamente, è la chiave che potrebbe aiutarli a risolvere il mistero della strega cattiva Sarah Fier.

Da lì, la Berman inizia a raccontare della fatidica notte in cui è sopravvissuta in qualche modo al sanguinoso massacro di Camp Nightwing. Mentre la storia torna all’estate del 1978, veniamo a conoscenza del rapporto conflittuale tra le due sorelle Berman (Cindy di Emily Rudd e Ziggy di Sadie Sink). Cindy, la sorella maggiore che lavora come consulente del campo e ha un bel ragazzo, Tommy (McCabe Slye) deve sempre sopportare l’atteggiamento ribelle della sorella minore.

Nel frattempo, i campeggiatori di Shadyside e Sunnyvale sono pronti a sfidarsi nell’annuale evento cattura-la-bandiera di Color War. Ma la storia prende presto una piega violenta quando uno dei campeggiatori impazzisce e inizia a colpire la gente con un’ascia dopo essere stato posseduto dal fantasma del passato, Sarah Fier.

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Come previsto, Fear Street Part Two: 1978 entra nell’atmosfera appropriata al periodo, iniziando con tutte le quintessenze della colonna sonora degli anni ’70. Canzoni come ‘The Man Who Sold the World’ di David Bowie, ‘The Reaper (Don’t Fear)’ dei Blue Oyster Cult e, da non dimenticare, ‘Cherry Bomb’ delle Runaways si sentono in sottofondo nel corso del film.

Leigh Janiak, questa volta co-scrivendo la sceneggiatura con Zak Olkewicz (quest’ultimo è anche responsabile della stesura del prossimo thriller d’azione di David Leitch ‘Bullet Train’) parte lentamente all’inizio del film. Qui, Janiak impiega un tempo considerevole per stabilire sia la storia che i personaggi, in particolare dettagliando intorno a Cindy e Ziggy. I fan del genere potrebbero trovare il ritmo un po’ deliberato del sequel un punto morto, ma almeno Janiak fa un buon lavoro per farci interessare ai personaggi. Complimenti a lei per aver tirato fuori il meglio da due delle migliori interpretazioni del sequel, tra cui Emily Rudd e soprattutto Sadie Sink della fama di Stranger Things di Netflix, che ruba la maggior parte dello spettacolo nel ruolo di Ziggy.

Poi arrivano circa 45 minuti, in cui Fear Street Part Two: 1978 offre finalmente ciò che i fan del genere stanno cercando: le parti più violente. Come nel primo film, Janiak non usa pugni quando si tratta di brutalità e violenza. In effetti, il sequel ha alzato la posta in gioco rendendo le scene di fendenti più scioccanti e raccapriccianti. Quelli che preferiscono i loro film slasher con gore graficamente violenti avranno una giornata campale per godersi questo sequel. Dall’assistere ad una faccia tagliata a metà alla decapitazione, è come rivivere ancora una volta i momenti di Venerdì 13.

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Se questo non bastasse, l’ora finale è per lo più dedicata a momenti sempre più implacabili in cui i campeggiatori cercano di sopravvivere all’apparentemente inarrestabile killer con l’ascia. Aiuta anche il fatto che Janiak faccia buon uso dell’avvincente colonna sonora di Marco Beltrami e Brandon Roberts, insieme al sound design e al montaggio di prim’ordine – tutto ciò rende i fendenti un pezzo di film horror così viscerale. Ora, se solo Fear Street Part Two: 1978 fosse tradizionalmente proiettato su un grande schermo, sarebbe un’esperienza cinematografica eccezionale.

In linea con lo spirito di ‘Venerdì 13’ e dei suoi film di genere affini, Janiak non dimentica di inserire alcune scene obbligatorie di sesso/nudo. E mentre ‘Fear Street Part Two: 1978’ può essere dedicato principalmente al suddetto sottogenere slasher estivo, c’è una scena direttamente riferita alla scena iconica di ‘Carrie’ di Brian De Palma.

Nel complesso, la cosa buona di come Janiak approccia il suo sequel è che non ripete mai la stessa formula comunemente afflitta dalla maggior parte dei sequel horror. Invece, il sequel assume un approccio piuttosto meschino che è tonalmente ed esteticamente diverso rispetto al più divertente primo film.

Valutazione: 3/5