Recensione di Song of the Bandits: L’avvincente lotta per la libertà combina le classiche prove di forza del western con la sensibilità di un kdrama incentrato sui personaggi

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Recensione di Song of the Bandits: La serie drammatica d’azione sudcoreana (도적 칼의 소리), in uscita su Netflix il 22 settembre 2023, ha come protagonisti Kim Nam-gil nel ruolo di Lee Yoon, Seohyun nel ruolo di Nam Hee-shin, Yoo Jae-myung nel ruolo di Choi Choong-soo, Lee Hyun-wook nel ruolo di Lee Gwang-il e Lee Ho-jung nel ruolo di Eon Nyeon-i. Scritta per lo schermo da Han Jeong-hoon e diretta da Hwang Jun-hyeok, la serie è stata sviluppata dalla casa di produzione sudcoreana Studio Dragon.

Composta da 9 episodi, ciascuno della durata di 48-69 minuti, la serie è ora disponibile in streaming con sottotitoli in inglese per il pubblico internazionale e con audio doppiato in inglese, hindi e altro ancora, per renderla più accessibile a un’ampia varietà di spettatori.

La recensione del kdrama Song of the Bandits non contiene spoiler.

Song of the Bandits Sinossi Netflix

Feroci banditi si aggirano nella terra senza legge di Gando e, mentre lottano per la vita o la morte, faranno di tutto per proteggere la loro cara patria e i loro cari. La serie è ambientata negli anni ’20, quando il popolo di Joseon era in balia dell’occupazione giapponese. Mentre a molti coreani viene strappato il diritto alla propria terra e alla propria vita, un gruppo di emarginati, tutti con storie diverse e provenienti da contesti disparati, si dirige a Gando come fronte unito per proteggere la patria dei coreani.

Recensione di Song of the Bandits: Discussione

Seguendo la tendenza generale del perché i K-drammi sono diventati un successo così massiccio tra i netizen, anche Songs of the Bandits giura su una narrazione incentrata sui personaggi, al centro della quale un cast corale non solo guida una rivolta, come affermato nella storia precedentemente narrata e messa in primo piano dell’occupazione giapponese della Corea, ma ci presenta anche personaggi fittizi alimentati da realistici archi umani individuali. Fin dall’inizio, la serie stabilisce la sua pratica di costruzione del mondo con un senso di narrazione visiva di altissimo livello, presentando l’immagine di un paesaggio sabbioso di genere occidentale con il cuore di una sensibilità orientale, come da caratteristica consolidata dei period drama coreani.

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Kim Nam-gil e Yo Jae-myung

La serie stabilisce in modo impeccabile il tono dei disordini socio-politici all’inizio, mentre gli episodi successivi mantengono lo stesso ritmo narrativo. Nonostante si tratti di un titolo piuttosto lungo, con 9 episodi all’attivo, la serie non langue mai o crolla in termini di mantenimento dell’equilibrio stabilito tra il fattore di intrattenimento offerto dalle sequenze d’azione e il legame emotivo con i personaggi che guidano l’azione.

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Inoltre, le scene ben coreografate, sebbene prevedano quasi sempre l’uso di pistole e altre armi (come nel genere d’azione western) che non richiedono necessariamente che gli avversari si avvicinino l’uno all’altro, richiedono comunque un’interazione intima tra le due parti coinvolte nell’azione. Oltre allo sconvolgimento politico generale che ha spinto famiglie di cittadini innocenti a sfollare, strappando così il legame tra la loro identità personale e la loro terra e cultura, la serie si interroga costantemente sul gioco del conflitto morale.

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Lee Ho-jung e Nam-gil

Non si addentra in una biforcazione binaria tra Buoni e Cattivi dei suoi personaggi, nonostante il tema sia ispirato al classico genere western dei film che annunciano apertamente questa divisione nella coscienza dei suoi personaggi fin dall’inizio e basano la loro trama sull’estensione dello stesso tema. Invece, anche se la serie Song of the Bandits introduce una netta differenza visiva tra la rivolta coreana e l’occupazione giapponese, continua a raccontare di personaggi moralmente grigi che sono stati vittime del loro passato traumatico, stimolando in noi l’empatia nei loro confronti.

Kim Nam-gil è il protagonista di questa fusione di drammi d’azione occidentali e orientali. In teoria, dovrebbe condividere una sorta di chimica romantica con Hee-shin di Seohyun, ma finisce invece per instaurare una dinamica sfaccettata, caotica e divertente con Eon Nyeon-i di Lee Ho-jung, che vi terrà sulle spine soprattutto negli ultimi episodi, caratterizzati da scontri di potere. Inoltre, il tumultuoso cameratismo che si instaura alla fine tra il gruppo di banditi e gli altri personaggi secondari interpretati da Cha Chung-hwa, Cha Yeop, Kim Do-yoon e altri, mantiene vivo il divertimento mentre i personaggi di Hyun-wook e Seohyun si abbandonano a un teso dramma emotivo che si basa anche sul tema del tradimento.

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Seohyun e Lee Hyun-wook

La serie Netflix di Song of the Bandits: Pensieri finali

Nonostante l’aspetto evidente di una trama d’altri tempi, la perfetta ispirazione occidentale delle sequenze d’azione nella narrazione permette alla serie di assumere una trasformazione moderna a differenza di altri esempi comuni e classici di period drama coreani. Inoltre, l’azione non è mai spinta come un’aggiunta disgiunta alla serie, perché è intrinsecamente associata alla turbolenza etnica dei tempi. Questa dovrebbe essere la scelta perfetta per la vostra sessione di binge watch del fine settimana, che vi lascerà in sospeso per il suo finale in qualche modo aperto.

Tutti i 9 episodi del dramma coreano sono ora in streaming su Netflix.

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