Recensione di Nowhere: La resilienza ricettiva di Anna Castillo tiene in qualche modo a galla questa saga di sopravvivenza altrimenti sensazionalmente superficiale

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Recensione di Nowhere: L’ultimo progetto di Anna Castillo su Netflix è un cupo thriller di sopravvivenza spagnolo diretto da Albert Pinto. Con la Castillo nel ruolo della protagonista Mia, il film è interpretato anche da Tamar Novas, Tony Corvillo, Mariam Torres e altri attori in un cast molto affiatato. Nowhere è stato scritto da Ernest Riera, Miguel Ruz, Indiana Lista, Seanne Winslow e Teresa de Rosendo.

Con una durata di 109 minuti, il thriller spagnolo presenta immagini inquietanti e cruente, violenza e nudità. È ora in streaming sulla piattaforma con sottotitoli in inglese e audio doppiato per il pubblico internazionale.

La recensione del film Nowhere non contiene spoiler.

Recensione di Nowhere

Il personaggio di Castillo guida la storia come protagonista, una rifugiata incinta intrappolata in un container alla deriva nell’oceano, e deve cercare di raggiungere la terraferma prima che sia troppo tardi. Inoltre, la sua storia si colloca nel bel mezzo di un paesaggio caratterizzato da una violenza totalitaria. Mentre intraprende questo viaggio di fuga da una Spagna in guerra con il suo compagno Nico e decine di altri migranti, alla fine è costretta a separarsi da lui e a sopravvivere da sola finché non si riuniscono di nuovo.

Sebbene il film sia ambientato in una società distopica – che è reale per molti ma non vissuta da alcuni – la rappresentazione di questa società inizialmente fratturata politicamente non ha successo nel quadro generale, poiché viene presto scartata come un ripensamento. I massacri e i genocidi incentrati sulla violenza vengono lasciati alla deriva nei segmenti iniziali del film stesso e non vengono mai ripresi per essere approfonditi, e così queste parti diventano semplicemente un’aggiunta sensazionale alla trama del film per mettere a fuoco il quadro principale: una generica saga di sopravvivenza nell’oceano.

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Tra i tanti motivi per cui “Vita di Pi” ha funzionato come una magia sul grande schermo, uno è stato il fatto che gran parte della vita del protagonista si è dipanata davanti a noi, nonostante sia imprigionato nella perenne prigione azzurra del mare. Attraverso i flashback o i ricordi, si aggiungono molti colori e retroscena al carattere e alla sofferenza del protagonista. Tuttavia, questo film di Netflix non fa altro che raccogliere gli archetipi quintessenziali di tali film e ne ricava un guazzabuglio per creare Nowhere.

Anche se vediamo Mia alle prese con le situazioni peggiori, il film sembra vuoto e la sua fuga definitiva le viene concessa alla fine del film, facendola sembrare un personaggio che non può essere toccato, tanto meno abbattuto da tali difficoltà. In questa trama romanzata già mille volte, Mia non è un grande personaggio già sulla carta, perché è stata ridotta alla sua identità perduta di semplice moglie o madre. Anna Castillo fa quello che sa fare meglio e tira fuori il suo personaggio da questo profondo pozzo di superficialità, ma anche la sua interpretazione può arrivare solo fino a un certo punto nel tenere a galla un personaggio monodimensionale.

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La regia e la costruzione estetica del mondo sono realizzate in modo impeccabile e infondono vita realistica alla visuale del progetto, tanto che inizierete a temere un vascello metallico che galleggia nel bel mezzo del nulla. Tuttavia, la scrittura non rende molta giustizia e non aggiunge alcuna profondità all’unico personaggio che è in azione per mettersi in salvo. Inoltre, a parte la solitudine emotiva in cui viene spinta alla fine, sembra persino non essere stata toccata dai disordini politici e culturali che la circondano, lasciandole a malapena delle cicatrici traumatiche.

È perseguitata da un passato di errori, che considera il suo principale “errore” nella vita, ma questo discorso si insinua di nuovo nella storia come una breve convenienza per farci sentire per il personaggio di Mia, ma non necessariamente per vederla come un essere umano con una vita stratificata. Anche se vediamo Mia ferita gravemente e nonostante si tratti di una lotta per la sopravvivenza, viene quasi fatta passare per una supereroina cazzuta invece che per una persona abbastanza vulnerabile da essere abbattuta dalle tempeste e dalle afflizioni che le si parano davanti.

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L’intelligenza innovativa del suo personaggio la aiuta sicuramente a rimanere in vita, e in questo modo il film presenta alcuni punti di forza da sottolineare, ma alla fine è solo il sentimento e la resilienza della Castillo a far galleggiare la barca. Se non fosse per lei, questo film sarebbe solo una stantia aggiunta sensazionalistica in un mare di ricerche cinematografiche sulla sopravvivenza incagliate in un’unica location.

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Film Netflix Nowhere: Pensieri finali

Sebbene il film non sia un buon esempio per se stesso, mette sicuramente in luce il fervore recitativo della Castillo e ne fa un caso davvero eccezionale. Non c’è dubbio che avrebbe meritato di meglio e che avrebbe dovuto dirigere un film scritto meglio, ma la sua abile intraprendenza si è guadagnata la mia costante ammirazione.

Tuttavia, se non avete molta familiarità con questo genere di film, è probabile che questo film vi incuriosisca e che vi piaccia. Nel complesso, però, si tratta dell’ennesimo film di Netflix piuttosto dimenticabile che si aggiunge al ricco elenco di contenuti dell’OTT.

L’ultima volta è apparsa nella serie web romantica di Netflix A Perfect Story. Leggi la sua recensione qui.

Nowhere è ora in streaming su Netflix.

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