La recensione di The Rope Curse 3: L’atmosfera agghiacciante lo rende un film avvincente ma dimenticabile

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Liao Shih-Han è tornato con la terza iterazione dell’horror taiwanese The Rope Curse (粽邪3: 鬼門開), interpretato da Zhang Ting-hu, Lee Hsing-wen, Wu Yi-jung, Jason Tsou, Wilson Hsu, Chen Bor-jeng, Liu Kuo-shao, Chang Lee e altri. Il film ha una durata di 109 minuti ed è incentrato sull’aspirante influencer di parkour Kuan-yu, i cui sogni si interrompono in modo scioccante quando si imbatte in un’orribile maledizione che potrebbe rivelarsi più grande di qualsiasi cosa potesse comprendere.

Il film del 2020 The Rope Curse 2 era un film non molto inquietante ma con molti elementi culturali interessanti che rendevano il film dinamico. Fortunatamente per il franchise, The Rope Curse 3 è più inquietante in un certo senso e gioca con la luce e il buio per creare un’atmosfera ossessionante. Sebbene la trama non sia nulla di nuovo, riesce comunque a utilizzare le cose che già conosciamo del genere e i suoi soliti trucchetti per farci contorcere e fare qualcosa di divertente, grazie al suo protagonista disinvolto e a un generale senso di cupezza.

È interessante notare che il film fa un lavoro fantastico mostrando alcuni grandi jumpscares e momenti di tensione che vi faranno battere il cuore. Il film intreccia bene la trama con gli aspetti culturali e i vari rituali, sebbene nuovi per molti, sembrano molto credibili e reali. Anche le scenografie sono molto ben fatte e vi faranno immergere nell’esperienza di questa cultura. I colori vivaci sono belli da vedere e creano una splendida distinzione dall’oscurità e dalla morte che circondano il protagonista.

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Il film parla anche degli effetti negativi del lutto e di come questo possa cambiare una persona in peggio. I momenti emotivi sono ben realizzati e non si protraggono troppo a lungo, il che li rende un’aggiunta piuttosto salutare a questo film puramente soprannaturale. Anche se non sono riuscito a capire perché lo spirito nell’hotel e quello che segue il padre di Kuan-yu abbiano una correlazione, l’atmosfera e il ritmo mozzafiato fanno sì che le cose si muovano a un ritmo veloce e vi tengano occupati per la maggior parte della durata del film. È il finale del film a sembrare un po’ fantastico ed eccessivo e a non suscitare l’interesse o l’intrigo che ci si aspetterebbe dal climax del film.

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Alla fine del film, quindi, ci si ritrova a fare i conti con un buon film di passaggio che raggiunge in qualche modo quel livello di intrattenimento, ma che non riesce a raggiungere le sensazioni giuste. Per fortuna, le interpretazioni sono abbastanza buone, soprattutto quelle del cast di supporto. Zhang Ting-hu, nei panni del protagonista, è credibile nel suo ruolo, anche se non ha lasciato un grande impatto nei suoi momenti più emotivi.

Pensieri finali

The Rope Curse 3 è più divertente grazie alla migliore fotografia, alla regia e ai momenti di paura più incisivi. Devo dire che non ci sono stati molti momenti in cui ci si è ritrovati a ridere della stupidità che si vede sullo schermo, cosa di cui il secondo film era purtroppo vittima. In realtà, per una buona parte della durata, il film è piuttosto avvincente e l’atmosfera cupa ti fa entrare nella sua storia. Nel complesso, l’intrattenimento è sufficiente a tenervi incollati, ma alla fine si tratta di un altro film dell’orrore che si dimentica subito dopo la visione.

Il film è in streaming su Netflix.